Nel centenario del volo su Vienna, compiuto da undici velivoli Sva (di cui sette arrivarono a sorvolare la capitale austriaca) decollati dal campo d'aviazione di San Pelagio alle sei di mattina del 9 agosto 1918, il castello di Due Carrare, sede del Museo del volo, propone una serata commemorativa di teatro, musica e cultura, che inizia alle 20.30 di giovedì 9 agosto.
In questa cornice debuttano due intermezzi teatrali allestiti da teatrOrtaet per la circostanza.
Il primo, che si terrà nella suggestiva "penisola d'Oltrelimite" in vista della posta di decollo, vedrà comparire due "fantasmi" che furono protagonisti di quei giorni, Gabriele d'Annunzio e la sua fiamma degli anni di guerra, la triestina Olga Brunner Levi, da lui soprannominata "Venturina".
A un secolo di distanza le due presenze rievocano le emozioni e i protagonisti di quel momento, ma sanno anche scherzare, alla luce del tempo trascorso, sui fasti e le retoriche guerresche, sui destini divergenti dei giovani che aderirono con esuberante coraggio alla smania del Vate del "bel gesto" guerriero.
Lo stesso d'Annunzio, in dialogo con la donna che amò appassionatamente e da cui fu riamato, ma che non si fece trascinare dalla passione al punto da stravolgere la sua vita, come invece altre donne fecero, pare acquistare un certo equilibrio nel valutare il "superomismo" estetico di un cinquantenne che sfidava e desiderava la "bella morte", ma che, alla fine, le si arrese solo vent'anni dopo.
Dopo essere stato costretto ad assistere alla parabola discendente delle sue passioni e dei suoi ideali estetici.
Il secondo, più breve, intermezzo sarà allestito in una delle sale interne del castello, dove è esposto per gentile concessione del proprietario il letto che Gabriele d'Annunzio usò nella Casetta rossa affittata per tutto il periodo della guerra a Venezia.
Da quel letto, costretto all'immobilità e all'oscurità, egli scrisse il primo abbozzo di una delle sue opere più visionarie e famose, il Notturno, che vergò alla cieca scrivendo con il lapis su strette striscioline di carta ritagliate dalla figlia Renata, "Sirenetta".
Ed è appunto il dialogo tra padre e figlia, strettamente tratto dalle parole dannunziane, che riaffiora l'onirica ispirazione del Poeta che rievoca gli amici piloti perduti.
Il Folle Volo
Il sogno del Vate
di Carlo Bertinelli
con Alessandra Brocadello e Carlo Bertinelli
In collaborazione con
Castello di San Pelagio
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